Comune di Gianico

Il Comune
Piazza Alpini, 13
25040 – Gianico
Tel. 0364/531570 – 533907
Fax 0364/535261
info@comune.gianico.bs.it

Sindaco: Mario Pendoli

Informazioni Generali
Abitanti: 2200
Altitudine: 281 s.l.d.m.
Mercato: il lunedì
Festa Patronale: San Michele, 29 settembre

Manifestazioni e Ricorrenze

  • Festa della Madonna di Gianico: 8 settembre
  • Sagra di San Michele (fine settembre)
  • LA FUNSCIU’ – Con cadenza decennale nell’anno che termina con il 9 (2009-2019 ecc) agli inizi di maggio


Il comune di Gianico sorse su uno degli antichi tracciati romani, la strada delle Valli, conosciuta come Via Valeriana, per poi risalire con altri insediamenti verso la montagna, fino alle contrade solitarie e ai cascinali immersi nei castagneti e alle più alte malghe, alcune delle quali ripristinate e ancora attive. Nel ’400 il paese ospitava diverse chiese e cappelle, legate alla presenza francescana e forse anche ai frati Ospitalieri e a Giuspatronati. In quel periodo veniva fondata una Domus Misericordiae, un Monte di Pietà per il prestito e, nel secolo successivo, le Confraternite rinnovarono la tradizione pietistica delle più lontane Discipline medievali. Mercatura, agricoltura, allevamento, prestito, imprese di commercio del ferro e delle ferrarezze costituirono un solido terreno al radicamento di una borghesia in senso proprio. In questo ambiente, economicamente e ideologicamente stabile, si formarono alcune personalità che ebbero più ampia risonanza e ammirazione in città e luoghi lontani, come padre Zaccaria da Val Camonica, zoccolante riformato e dotto predicatore, che morì nel convento romano di S. Francesco a Ripa, in Trastevere, nel 1586, carico d’anni di venerazione. Gianico fu anche, per lunghi secoli e fino a tempi non lontani, un insediamento antropico a rischio, essendo sorto ed essendosi esteso proprio alle falde di un monte ricco di acque buone ma rovinose e travolgenti nella loro caduta. L’alluvione del 14 settembre 1470, che provocò oltre cento morti, apre la memoria degli eventi pubblici luttuosi di questo paese, su cui incombe la rovinosa Val Vedetta. Le inondazioni del 1859 e del 1863 e i disastri alluvionali del 1960 e del 1966 non sono che alcuni degli accadimenti colletivi più memorabili, e forse neppure i più drammatici, della memoria di lutto dei gianichesi. È proprio questa ricorrente situazione di pericolo e precarietà che giustifica l’erezione sul Monte di un santuario mariano, voluto con decisione unanime da tutti i rappresentanti della Vicinia, contro l’oppresione minacciosa della Val Vedetta, nel lontano ottobre 1536. Il santuario Votivo, dedicato dapprima a S. Maria delle Grazie e successivamente alla Natività della Vergine, fu ampliato nella seconda metà del Settecento, arricchito da cicli di affreschi di sapore tiepolesco e da uno svettante campanile in pietra scalpellata. Un registro delle “Vicinie dei Vicini et babitanti della Terra di Gianico”, che copre il periodo 1744-1800, conserva la viva memoria delle attività e dell’interesse sempre acceso che si mantennero per secoli attorno alla fabbrica del Santuario, al suo eremita, ai reiterati ricorsi della popolazione provata da specifiche calamità, e alle ricorrenti epidemie. Nell’ Ottocento i festeggiamenti per la Madonna del Monte furono anticipati agli ultimi giorni di aprile, forse perchè il mese di maggio pretendeva già un intenso lavoro in campagna. Tuttavia, in anni più recenti, essi tornarono a celebrarsi in maggio, rinnovando in tal modo la più antica scadenza. Numerose tavolette votive, ex voto e grazie ricevute, corredavano un tempo le pareti del miracoloso Santuario. Oggi ne restano poche, di grande suggestione, a testimonianza della storia delle disgrazie dei gianichesi, ma anche della loro peculiare e provata religiosità.


Da Vedere:

Palazzo Fiorini (è da considerare la più illustre famiglia del paese): edificato nel 1600, si caratterizza per un bel portico e delle loggette. Nel cortile interno troviamo un’antica fontana realizzata come si usava un tempo nelle case signorili del XVII secolo. La famiglia Fiorini giunse in Valle Camonica, da Milano nel 1361 durante la dominazione milanese e assunse importanza nel paese grazie anche alla protezione del potente Bernabò Visconti. Il più noto rappresentante di questa famiglia è certamente il teologo padre Zaccaria Fiorini che nel 1700, appartenente all’Ordine del Minori Riformati, fu lettore emerito di teologia e noto autore di alcune pubblicazioni. Sempre nel vecchio centro storico del paese è anche Casa Mazzoldi ora di proprietà comunale. Una menzione va fatta anche per la Fontana del Torchio di forma ottagonale realizzata in pietra locale.

Parrocchia di San Michele Arcangelo: edificata nel 1721 perché la vecchia parrocchiale che già esisteva da secoli era diventata insufficiente per contenere l’aumentato numero degli abitanti. L’interno del tempio si caratterizza per la presenza di ben cinque altari marmorei che sono opera di artigiani comacini. L’altare maggiore è attribuito a Giacomo Novi. L’opera forse più rimarchevole rimane però una statua lignea rappresentante il Cristo morto, opera del Fantoni che fu uno dei massimi artisti del genere e che tante opere sacre lasciò in tutta la Valle Camonica. I dipinti che adornano le pareti sono di Antonio Guadagni, pittore camuno, di Esine, autore anche di una pala e dell’affresco della vasta cupola. Un’altra pala del 1800 è attribuita a Giovan Battista Nodari (pure lui di Esine). Una grande tela del 1700 è di Pietro Scalvini.

Santuario della Madonnna del Monte (della Natività): edificato in sostituzione della chiesetta eretta a scioglimento del voto fatto dalla collettività gianichese nel 1536, per invocare la protezione della Vergine contro le frequenti e luttuose inondazioni del torrente Re. Dal sagrato della chiesa è possibile ammirare il paesaggio che va dalle montagne dell’Adamello alla sponda nord del lago d’Iseo. Il possente campanile, che è visibile da tutta la bassa Valle Camonica, è in granito e fu costruito nel 1600. L’interno, in chiaro stile barocco, è stato affrescato dal Carloni che fu l’autore anche della pala sovrastante l’altare dedicato a San Giuseppe. Una bella “Natività della Vergine” fu opera di Palma il Giovane. Tre dipinti su tela di ampie dimensioni sono invece attribuiti al Ligari. Sulla parete dell’antico santuario è visibile un grande affresco raffigurante la Madonna col Bambino.

Chiesa di San Rocco: L’edificio sorge lungo la Strada Statale 510, in posizione isolata. La chiesa, con struttura portante in muratura continua, è ad aula e ha l’unica navata a pianta quadrata coperta da volta a vela, come il presbiterio rettangolare. Il locale destinato a sacrestia ha pianta rettangolare e solaio piano, e allo stato attuale ospita i banchi per i fedeli. Antistante l’ingresso è presente un portico con arco serliano su pilastri laterali, coperto da solaio piano. La pavimentazione della navata è in marmo posato a motivi geometrici, mentre nel pronao è in lastre di porfido. La superficie interna è solo in minima parte affrescata essendo per lo più intonacata e tinteggiata, come anche la superficie esterna. Sul lato sud del bene è posto il campanile a vela, con pianta quadrata e struttura portante in muratura. Il tetto della navata è a padiglione, con falde simmetriche e copertura in coppi, mentre il portico ha una unica falda a lieve pendenza e fortemente aggettante.

Mappa del Comune: