Comune di Capo di Ponte

Il Comune
Via Stazione
25044 – Capo di Ponte
Tel. 0364/42001
Fax 0364/42571
info@comune.capo-di-ponte.bs.it

Sindaco: Francesco Manella

Informazioni Generali
Abitanti: 2510
Altitudine: 362 m s.l.m.
Mercato: il mercoledì (quindicinale)
Festa patronale:
S. Martino: 11 novembre

Manifestazioni e Ricorrenze

  • Fiera dell’Ascensione: in giugno
  • 4 Porte 4 Piazze, camminata enogastronomica alla scoperta del passato, Cemmo, giugno
  • ImmaginArti, Mostra Mercato, Pescarzo, luglio / agosto
  • Il Centro a Tavola, settembre

Descrizione
Il Comune di Capo di Ponte comprende le Frazioni di Cemmo e Pescarzo; è adagiato in media Valle Camonica (m 362 s.l.m.) sulla S.S. 42 del Passo del Tonale e della Mendola ed è attraversato dal Fiume Oglio. Il nome Capo di Ponte deriva dalla posizione geografica di alcune case, le più antiche, poste al di là del ponte verso la Frazione Cemmo, sulla riva del Fiume Oglio. E’ circondato da montagne tra le quali il Pizzo Badile (m 2435) a sud-est e la Concarena (m 2549) a sud-ovest. La Chiesa Parrocchiale è dedicata a S. Martino. L’insediamento umano nella zona di Capo di Ponte iniziò intorno 4000 a.C., quando un popolo di cacciatori scelse quest’area ricca di selvaggina per il proprio insediamento. Nell’età del Ferro (1000 a.C.) furono scoperti alcuni giacimenti di metallo, che richiamarono l’interesse commerciale di altri popoli. La prima area a essere abitata fu quella di Cemmo; la motivazione dell’utilizzo antropico del territorio di Cemmo è sicuramente da ricollegare alla sua collocazione geografica e morfologica per molti aspetti unica. Tale ricchezza morfologica deve essere stata avvertita anche dalle antiche popolazioni camune, che proprio qui localizzarono una delle funzioni più importanti per la loro comunità, trasformando i boschi e le rocce di questo territorio nei luoghi del rito collettivo legato all’attività di incisione. Migliaia di figure incise sulla roccia raccontano ancoraggi dei miti di queste antiche popolazioni. Alla fine del ’200 prese sede a Cemmo il podestà della Valle, con funzioni di amministrazione della giustizia. Agli inizi del ’300 Cemmo era a capo della contea più popolosa della Valle. Nei forni fusori di Cemmo si lavorava un tempo il minerale di ferro proveniente dal Monte Concarena e dalla Valle di Scalve. E’ ricordato il pittore Giovanni Pietro da Cemmo, frate agostiniano nato nel 1486, che operò in tutta la Lombardia, importandovi influssi artistici derivati da un suo soggiorno padovano.

“Capo di Ponte, culla del romanico lombardo in Valle, abbracciata da S. Siro e S. Salvatore… Capo di Ponte, tra Badile e Concarena, accoppiata vincente, rocce di strana magia, ricche di ricordi tanto antichi che che sembrano quelli dei progenitori preistorici, che consideravano sacre queste montagne e ne incidevano le pietre…”


Da Vedere:

La Pieve di San Siro, gioiello del romanico lombardo dell’XI secolo, con la sua pianta basilicale a tre navate, la cripta con volte a crociera, lo splendido fonte battesimale ricavato da un monolite e lo spettacolare portale intagliato è indubbiamente motivo di orgoglio per la frazione di Cemmo nella quale è collocata e dalla quale domina tutto il territorio circostante.Fu forse la prima pieve cristiana sorta in Valle Camonica. In essa sono conservate le reliquie del santo protettore che secondo la tradizione portò il cristianesimo in valle Camonica. La leggenda ricorda anche che queste reliquie sono state donate, nel 594, dalla regina Teodolinda. L’edificio fu eretto sul luogo dove sorgeva un precedente tempio romano di età imperiale, ma questo sito, vista la sua collocazione dominante, era stato certamente luogo di culto ben più antico in cui si veneravano antichissime divinità pagane camune. L’attuale imponente edificio romanico risale all’anno 1000 e al secolo successivo, si erge su uno sperone di roccia, dominando tutta la zona capontina. E’ quasi certo che nel 700 d.C. esistesse già una costruzione, molto più piccola, con le tipiche ornamentazioni longobarde, di cui restano alcuni frammenti utilizzati per la costruzione dell’edificio successivo, incorporati nei muri dell’attuale chiesa. La chiesa è edificata a tre navate, chiuse da tre grandi absidi che svettano a strapiombo sul fiume Oglio. I muri sono in conci lavorati, squadrati, sagomati e saldati con calce viva. Il tetto a capriate è stato di recente restaurato. Una peculiarità di questo tempio è che manca totalmente la facciata, sostituita dalla viva roccia nella quale tutta la parte occidentale dell’edificio è incassata. Al suo posto si eleva la torre campanaria costruita nel 1400. L’ingresso alla chiesa avviene perciò da un portale laterale. Nella cripta sono presenti elementi pre-romanici nei capitelli e nelle colonne. Il campanile risulta essere un’aggiunta del XV secolo. A seguito della visita in Valle Camonica di San Carlo Borromeo (1580) si rifecero alcune parti della chiesa, tra le quali il soffitto della navata centrale.Certamente un tempo numerosi e vasti affreschi ricoprivano il catino dell’abside centrale. Infatti sulle navate laterali e nella cripta sono ancora conservati alcuni dipinti del 1400 come: un Battesimo nel Giordano, Redentore e Santa Giulia, Sant’Antonio abate e una Maternità e Madonna in trono. Ora conservato a New York è il polittico su tavole opera del Paroto che in origine era appartenuto a questo tempio.

L’ Oratorio dei Santi Faustino e Giovita, La chiesa come si presenta ai giorni nostri si compone di due parti nettamente distinte: una parte di età romanica e una parte del 1600. Della prima struttura sono il campanile, i muri perimetrali ed un portico. L’abside fu demolita nel 1600 e alla parete fu aggiunta la struttura della chiesa, attualmente è dedicato alle Sante Maria ed Elisabetta. Nelle cronache religiose del 1100, del monastero bresciano di San Faustino Maggiore si leggeva che a Cemmo era posta una chiesa dedicata allo stesso santo e che dipendeva direttamente dalla potente casa madre. L’altare della nuova chiesa fu consacrato alla Visitazione di Maria e a lato una pala raffigura la scena, a lato di questa furono poste due tele con i Santi Faustino e Giovita, del pittore camuno Gian Giacomo Gaioni detto il Bate. Nei pressi di questa chiesa sono stati ritrovati dei resti di età romana: mattoni, tegole, frammento di epigrafe ecc, questi oggetti sono ora conservati al museo archeologico di Cividate Camuno.

La Parrocchiale di Cemmo, è dedicata a Santo Stefano protomartire e si trova esattamente sul luogo dove il cardo e il decumano del pagus romano si incrociavano. Il tempio è stato molte volte rimaneggiato e ristrutturato, rimangono però alcune caratteristiche originarie di epoca romanica: nel portale e nella bifora della facciata. Costituito da un’unica navata il cui tetto è semplici spioventi. Nel 1300 fu aggiunto il portico caratterizzato da capitelli in pietra simona. Questa parte fu demolita quando nel 1800 la chiesa fu ampliata e furono aggiunte le due navate laterali. Nel tempio originario le pitture del 1400 erano attribuite a Pietro da Cemmo. Ben poco però purtroppo ne resta: a lato del campanile è presente solo un frammento con una Madonna con bambino. Il primo e significativo ampliamento fu ordinato da San Carlo Borromeo, nel 1600, durante la sua famosa visita pastorale in valle Camonica e comportò la costruzione della sacrestia, della cappella e del volto della Madonna. Seguirono, poi nel corso dello stesso secolo, il battistero nel 1613, il coro nel 1664 e l’altare del Rosario nel 1682. L’ultimo ampliamento risale al 1840 e fu eseguito su progetto dall’architetto Giovan Battista Barili di Gorzone. All’interno sono di buona fattura le due statue del 1500 in legno dorato e raffiguranti i Santi Pietro e Paolo.

La Parrocchiale di Capo di Ponte è dedicata a San Martino: la facciata è in stile barocco mentre risale alla fine del 1500 il portico del lato sud. L’interno, di una navata unica, ha nella volta affreschi sulla Vita di San Martino opera di Enrico Albrizzi. Nel presbiterio altri affreschi ritraggono la Gloria di San Martino e le quattro Virtù cardinali di Francesco Monti. La pala dell’altar maggiore, del tardo 1500, è attribuita al Moretto. Tra le tele, oltre alle 12 Sibille attribuite al Bate e conservate nella casa parrocchiale, da ricordare l’Addolorata di Francesco Paglia.


Mappa del Comune: