Percorso Val di Canè

Difficoltà: elementare il primo tratto, quindi agevole sino al laghetto ed infine impagnativo su terreno non segnalato e nevai. Complessivamente richiede buon allenamento

Tempi: Canè – Laghetto di Vuarzarol – ore 3.30. Laghetto di Vuarzarol – Cima di Monticello – ore 1.30.

Dislivello: m 1063 ai laghetti – m 1640 alla cima Monticello

Caratteristiche del percorso: percorso molto vario, inizialmente su comode mulattiere di fondovalle, quindi sul sentiero nel pascolo e infine terreno impervio, ghiaioni e nevaio

Totale ore: 5

Periodo consigliato: giugno – fine ottobre (spettacolare in autunno e all’inizio di luglio per le abbondanti fioriture)

Interessi: notevole varietà paesaggistica e ambientale (dalla fascia dei boschi e prati di fondovalle fino a quella nivale). Ricca fauna (marmotte, camosci, stambecchi, pernici, aquile). Vastissimo panorama dalla cima.Attrezzatura e vestiario: da media montagna sino al laghetto, oltre da alta quota. Per la cima utili ramponi e picozza solo in caso di particolari condizioni della neve. Consigliabili le ghette

Segnaletica: sv. 65 CAI

Parcheggio: a Canè nel posteggio predisposto all’imbocco della valle vicino al ponte del torrente Fumeclo

Descrizione tappe:

1) Da Canè al laghetto: lasciata l’auto a Canè, assai caratteristica frazione di Vione posta su un magnifico terrazzo panoramico sopra Temù, si oltrepassa il paese con una stradicciola sulla destra e ci si porta nella valle dove, appena oltre il tumultuoso torrente, si parcheggia in un’area appositamente predisposta (1520 m.). Continuando a piedi seguendo la segnaletica sull’ampia mulattiera, si esce dalla valle e passato il piccolo bosco di larici ci si porta su alcuini prati con cascine (spendido panorama sul gruppo dell’Adamello). Dopo una decisa curva, si rientra nella valle in direzione nord sempre con la mulattiera, si attraversano grandi prati con copiose fioriture, specialmente ad inizio estate. In un paesaggio alpestre di grande suggestione, costellato da belle e tipiche cascine, immerse in prati incorniciati da fitti boschi, si raggiunge il confine del Parco Nazionale dello Stelvio incrociando una strada che sale da sinistra ed il sentiero n. 3 (1670 m – ore 0.30). Continuando in direzione della testata della valle con bella vista delle cime del Bles, Mattaciul, Coleazzo e delle loro imponenti candide bancate di marmo e costeggiando il tumultuoso torrente Fumeclo si perviene a Cortebona (1766 m.). Superata la sbarra si raggiunge in pochi minuti la palazzina-rifugio del Parco Nazionale dello Stelvio (1800 m – ore 1), informarsi per l’utilizzazione presso l’ufficio Parco di Vezza d’Oglio). Passato un ponticello ci si porta sull’altro versante della valle, ove il lariceto si fa via via più rado e abbondano invece i cespugli di rododendro. Lasciata quindi sulla sinistra la mulattiera che sale alle cava di marmo abbandonate (che meriterebbero comunque una visita per la ricchezza della flora dei suoi calcarei, così rara in questi monti), si continua fra i cespugli, entrando ormai nei pascoli della testata della valle. Sulle pendici delle cime vicine, risiedono abitualmente branchi di camosci e alcuni più rari stambecchi, mentre non lontano nidificano l’aquila reale ed il gracchio alpino. Si attraversa di nuovo il bel torrente su un ponticello (1977 m – ore 1.30) riportandosi sul versante sinistro della valle (alle spalle bel panorama sulle spettacolari pareti nord del Salimmo, della Calotta e dell’Adamello) che si risale ora più rapidamente, tra cespugli di rododendro ed ontano, fino alle semidiroccate cascine di Valzaroten (2208 m – ore 2.30) i cui pascoli sono abitati da numerose marmotte. Sempre con sentiero segnalato si continua a risalire la testata della valle ora in direzione nord-ovest. Superato un ruscello, il percorso si fa più scosceso e con alcuni tornanti nel pascolo sassoso e sfasciumi, si raggiunge un panoramico dosso roccioso. Superatolo, con una breve discesa, si perviene al sorprendente laghetto di Val Canè o, secondo l’antico nome, di Vuarzarol (2583 m – ore 3.30) che assieme a numerose verdissime vallette nivali ravivva la grigia conca glaciale ed i vasti ghiaioni. Qui terminerebbe il segnavia 65, ma con percorso recentemente segnalato dalle guardie del Parco (prenderà il numero 65B) è possibile proseguire oltre il lago in direzione nord-ovest fino ad un passo sulla cresta che scende dalle cime di Pietra Rossa e da qui calare ripidamente in Val Grande (a Plaz dell’Asen 2047 m – ore 1.30) con alcuni tratti iniziali un poco impegnativi.

2) Dal laghetto alla Vetta: volendo proseguire ulteriormente, il nostro itinerario continua invece verso destra a nord-est del laghetto, per conquistare la ghiacciaia Cima di Monticello. Il percorso, da considerarsi impegnativo per un’escursionista medio, non è obbligato (ma ne è prevista presto la segnalazione con il segnavia 65A) e può essere scelto a seconda delle condizioni dell’innevamento. Ad esempio si può risalire la cresta che scende al lago o quella più lunga che collega la Cima Monticello con le cime di Pietra Rossa. E’ anche possibile rimontare, se ancora non troppo innevato, il fondo del vallone che inizia dopo il ghiaione, appena sopra il lago a destra. Questa alternativa è consigliabile per la discesa. Comunque si scelga non mancheranno di allietare il sassoso percorso diverse specie della splendida flora di alta quota. Non sarà inoltre difficile avvistare qualche camoscio o stambecco. Man mano che si sale il panorama si fa sempre più ampio divenendo davvero superbo e vastissimo una volta raggiunto la calotta glaciale (unico nevaio perenne in tutto l’Ortles-Cevadale bresciano!) che ricopre Cima Monticello (3161 m – ore 5).