Chiesa di Santa Maria del Restello di Erbanno

La Chiesa di Santa Maria è posizionata sul limitare nord-est del centro storico di Erbanno, nella contrada che un tempo era detta del “restello”, ovvero del cancello (in dialetto restèl). L’edificio, di modeste dimensioni, secondo un documento dell’ex archivio comunale di Erbanno (oggi introvabile) venne eretto nel 1525 ad opera del nobile locale Goffredo Federici, come giuspatronato di famiglia. Nella seconda metà del XVI secolo i Federici permisero al rettore di Erbanno di amministravi i sacramenti quasi come se fosse la parrocchiale (in quanto questo titolo spettava ancora alla chiesa di San Martino, a valle del paese e in una scomoda posizione al di fuori del centro abitato). Durante la visita del Cardinal Borromeo il 13 marzo 1580 si ordinano alcune modifiche: che venisse chiuso il presbiterio con dei cancelli, che si rifacesse il pavimento, che si riparassero gli archi laterali ed il soffitto, che si imbiancassero le pareti affrescate e che la signora Adriana de Paleotiis, vedova di Abramo Federici, consegnasse al rettore i paramenti sacri ed il calice della chiesa, affinché fossero conservati in un armadio in loco. Nel 1590 i Federici concessero la chiesa in uso al Convento dell’Annunciata di Borno (oggi Piancogno) e nel 1613 Giovan Battista Federici, ultimo membro della locale casata, la donò alla Comunità di Erbanno con l’obbligo continuo di celebrarvi la messa. Successivamente il paese, geloso di questa donazione, si oppose alacremente alla causa intentata dalla famiglia Ballardini (imparentata con i Federici) che desiderava ottenerne il possesso; la comunità vinse il processo e ne mantenne il possesso. Successivamente, nel 1905, dopo di un azzardato tentativo di vendere gli affreschi della chiesa da parte del comune, la Direzione generale dei Culti si adoperò per reperire le risorse necessarie per la riparazione della struttura. L’ultimo rettore eletto per l’amministrazione della chiesa fu nominato nel 1932, mentre il restauro degli affreschi ed altri lavori di manutenzione intercorsero tra il 1954 ed il 1965.

Vista dall’esterno la facciata, rivolta a sud, si presenta in un modo molto semplice: una parete imbiancata decorata nella parte sommitale un timpano triangolare, al centro da una finestra a lunetta riportante lo stemma della famiglia Federici, mentre in basso un ampio portale in pietra Simona, la pietra rossa locale. Sul lato ovest è posizionata la sagrestia, aggiunta all’incirca nel 1605, secondo quanto era stato richiesto dalla visita pastorale del vescovo Marino Giorgi, che ne aveva voluto l’erezione. Oltrepassato l’ingresso, l’interno è composto da una singola navata suddivisa in tre campate. Delle pitture che un tempo dovevano decorare l’aula oggi solo poche ne sono rimaste: sul lato sinistro è possibile ammirare una Madonna con Bambino attorniata da San Rocco, San Lodovico, San Cristoforo e forse un Santo Stefano, mentre su quello destro sono raffigurati un Sant’Antonio da Padova, una Santa Caterina e un San Bernardino da Siena. Tutti questi dipinti sono databili al XVI secolo. Il presbiterio, di forma quadrata, è diviso dal resto della chiesa da una possente cancellata in ferro battuto. A causa delle forme arcuate degli affreschi che lo decorano si presume che originariamente questa sezione della struttura fosse più bassa. Nel lato interno dell’arco trionfale vi sono delle lesene che ripropongono lo stemma della famiglia Federici. Gli affreschi che decorano il presbiterio chiesa sono opera di Callisto Piazza da Lodi. L’autore fu riconosciuto univocamente solo a seguito dell’analisi di Crowe e di Cavalcaselle, che nel 1912 sfatarono la tradizione che li attribuiva alla mano del Romanino. Il luogo comune a favore del pittore bresciano rimase difficile da smentire, tanto che negli anni ’50 del novecento la letteratura riportava ancora notazioni di “preziosi freschi del Romanino”, mentre la stessa piazza centrale di Erbanno rimane tutt’oggi intitolata a “Gerolamo Romanino”. Secondo le analisi sembra che dipinti del pittore lodigiano furono eseguiti subito dopo l’erezione della chiesa, in un periodo compreso tra il 1526 ed il 1529, anno in cui abbandonò la Val Camonica. Questi affreschi sono tra le opere più significative di Callisto Piazza: è infatti palese il richiamo al contemporaneo Romanino sia nella gamma cromatica che nell’impaginazione dei dipinti, anche se le forme placide e le larghe stesure dei colori ne puntualizzano la differenza. Le opere del pittore sono state analizzate in modo particolareggiato studiando le giunte d’intonaco e scoprendo che lo stile del Piazza prevedeva un avanzamento lento, con la stesura e la pittura di parti contenute, lavorando a piccoli passi fino alla composizione generale (a differenza di quello che è stato osservato per il Romanino). Le scene proposte non sembrano rispettare un programma iconografico ben preciso ed organico: sulla parete di fondo, dietro l’altare, è rappresentata l’assunzione al cielo di Maria, attorniata da una nuvola da cui emergono nove angioletti, mentre a terra gli undici apostoli osservano la scena; su quella di destra, illuminata da un’ampia finestra, vi è la scena di San Giorgio sul cavallo bianco, ritratto nell’atto salvare la principessa Silene dal drago, anche se purtroppo l’animale fantastico è andato interamente perduto. E’ interessante segnalare che a dispetto della Leggenda Aurea di Jacopo da Varagine il santo combattente è qui armato di spada e non della usuale lancia. Sulla parete di sinistra vi è invece raffigurato un folto gruppo di persone che assistono alla decollazione di San Giovanni Battista: la scena è stata dipinta proprio nell’atto in cui Salomè allunga il piatto d’argento per ricevere la testa del predicatore. Sullo sfondo il Piazza ha posizionato un castello dal quale si affacciano degli osservatori che indicano e commentano la scena.

Informazioni

Indirizzo: Darfo Boario Terme, Erbanno, via Santa Maria
Apertura: Tutti i giorni Ricorrenza festiva: 15 agosto, assunzione di Maria
Contatti:
Rettore di Erbanno: 0364.531509
Viste guidate: LOntànoVerde