Rifugio Piardi – Rifugio Almici – Val d’ Inzino

vista-malga-guglielmo

Con partenza dal Rifugio Piardi al colle di S. Zeno. Con poco più di 500 metri di dislivello da superare sul versante settentrionale, è questa la via di risalita più rapida (meno di due ore) al Guglielmo, anche se comporta il superamento, peraltro facile, di una piccola fascia di formazioni rocciose che la rende marginalmente più impegnativa. Il raggiungimento della cresta sommitale e del Redentore è di incredibile godimento dal punto di vista panoramico, grazie all’isolamento del Guglielmo nei confronti dell’ambiente circostante. Il 3V prosegue poi la sua corsa tortuosa passando dal Rifugio Almici, poco sotto la vetta, e poi per comodi sentieri e mulattiere dalle malghe Guglielmo di Sopra e di Sotto. Arriva infine alla Croce di Marone, punto strategico servito da un rifugio, ove convergono la strada da Cislano e il sentiero da Inzino. Dalla Val d’Inzino è la salita più lunga e faticosa, con i suoi 1600 metri di dislivello, ma gratificata dalla suggestione di questa valle lunga e selvaggia, stretta come una forra, da risalire fino alla sua testata, coincidente con la Croce di Marone, dove si incontra il 3V e quindi si rimonta verso la vetta.

Una variante: suggestivo e meno frequentato è il percorso che si compie dirottando a metà Val d’Inzino per la Valle della Lana, che si abbandona anche questa dalla cascina Lana e, per ripidi sentieri e pascoli, si arriva a risalire direttamente il versante sud del monte. Pure belle, e meno faticose, sono altre due classiche salite, da Caregno e da Pezzoro, entrambe sul migliaio di metri di dislivello.

Da Caregno l’itinerario sale al Passo del Lividino in tre quarti d’ora e di qui, in due ore di salita graduale che tocca la malga Stalletti Bassi e sfiora la “Alti”, si arriva al Redentore seguendo le ondulazioni del crinale orientale.

Da Pezzoro invece la salita, molto frequentata grazie alla presenza del Rifugio Val Trompia in località Pontogna, è un po’ più articolata e forse più faticosa, ma anche in questo caso tre ore sono sufficienti. Dapprima tre quarti d’ora di mulattiera fino alla Pontogna, poco dopo la quale si arriva ai piedi del ripido e cespuglioso ratù (il nome dice tutto) del versante nord del monte. Rimontandolo, si arriva agli Stalletti Alti e di qui si segue il crinale come nel percorso precedente. Sul versante camuno-sebino le salite classiche sono da Zone, oltre che dalla citata Croce di Marone. Da Zone il più coerente e diretto è quello dalla Valle Vandul, che, infilando una baita dopo l’altra, porta per mulattiera a passare dalla sperone del Giogo della Palla e dalla malga Guglielmo di Sopra; poco più su c’è il Rifugio Almici e da qui la vetta è a portata di mano e fa dimenticare le tre ore e mezza-quattro della salita per 1250 metri di dislivello.

Con partenza da Zone: di poco più lungo ma forse più panoramico, con un ampio giro porta al passo Croce di Zone e poi per malghe e roccoli, superate le caratteristiche “tredici piante”, percorre l’intero ampio crinale occidentale toccando, sulla strada del Redentore, Punta Caravina e Dosso Pedalta, la più alta elevazione del Guglielmo. Chiude la sintetica rassegna il sentiero che sale da Passabocche, località a 1300 metri sul versante camuno, collegata con Pisogne da una comoda strada. La salita è ripida e rapida, a cavallo del Dosso della Ruccola, fino alla Punta Caravina già incontrata nella descrizione precedente; da qui a Castel Bertino è uno scherzo. Due ore in tutto Inoltre sul vecchi Gölem, lassù a un passo dai duemila metri, la suggestiva saga dello sci continua da quasi un secolo a raccontarsi; ogni anno, neve permettendo, scatta e si rinnova la stagione dello sci-alpinismo, che coinvolge centinaia di appassionati di ogni età e bravura.