Lago Moro

Il Lago Moro si trova in Val Camonica, nelle Prealpi Bergamasche, adagiato tra le colline delle Sorline e di Rodino, al di sotto dei monti Pora e Altissimo. Si può raggiungere abbastanza facilmente in auto sia da Darfo Boario Terme (passando per le frazioni Corna e Capo di Lago) sia da Angolo Terme, mentre è collegato con Anfurro e Gorzone tramite sentieri talora impervi ma suggestivi. L’unico centro costiero (abitato però solo da poche decine di persone) è il caratteristico borgo di Capo di Lago, presso la punta orientale. All’estremità opposta, ma a mezza costa sui monti circostanti, si trova l’abitato di Anfurro di sotto (frazione di Angolo Terme). Sopra la riva settentrionale si incontrano alcune abitazioni facenti parte della località Carbone, mentre sopra la riva meridionale ci solo solo alcune cascine.

Caratteristiche
Il bacino lacustre si trova a 380 m di altitudine, è di piccole dimensioni (ha una larghezza massima di 328 m e una lunghezza massima di 835 m per una superficie totale di 0,174 km²) e tocca la profondità di 43 m. Le sue pareti di roccia quarzosa bruno rossastra sono ripide e scendono immediatamente in profondità, favorendo la colorazione piuttosto scura delle acque. Data la collocazione in una conca con vette di varia altitudine che lo circondano per tutto il suo perimetro, ha acque fredde e durante gli inverni rigidi può ghiacciare.

Origini
Sulla sua origine le fonti sono discordanti: alcune parlano di una presunta origine vulcanica, ma l’escavazione glaciale pare più attendibile. Non ha né emissari né immissari: solo alcuni piccoli ruscelli sfociano nel lago che è alimentato principalmente da sorgenti sub-lacustri di profondità. Per questo motivo il lago è meromittico, ovvero le acque profonde e quelle superficiali non si mescolano mai.
La modesta altitudine a cui si trova il lago consente la crescita lungo alcuni tratti delle sue sponde della cannuccia di palude (Phragmites australis), mentre sui vicini pendii rocciosi meno soleggiati si possono trovare sia la “magica” felce florida (Osmunda regalis) che il Blechnum spicans, un altro ordine di felce. Il paesaggio è dominato da prati e boschi, soprattutto castagneti (Castanea sativa). Le acque del lago ospitano diverse specie di pesci, fra cui il pesce persico (Perca fluviatilis), la tinca (Tinca tinca), il cavedano (Squalius cephalus), la carpa (Cyprinus carpio) e l’anguilla europea (Anguilla anguilla).
Anche le fonti riguardanti il nome sono discordanti. Secondo alcuni l’origine della denominazione “moro” è da ricercare nel colore scuro delle acque, altri sostengono invece che essa derivi dal termine celtico moir, che significa lagozza, lago basso.

Parco del Lago Moro
Dal 1973 è attiva l’associazione Amici del Lago Moro che, al fine di valorizzare le bellezze naturali e artistiche del lago e salvaguardarne il delicato equilibrio ambientale, ha promosso varie attività come l’organizzazione di convegni informativi e tavole rotonde, il bando di borse di studio e di concorsi di vario genere (fotografici, letterari, grafici), la raccolta di fondi attraverso mostre e aste d’arte.
Il 27 aprile 2000 è stato istituito dalla regione Lombardia il Parco del lago Moro, parco locale di interesse sovracomunale con un’estensione di 1,31 km², la cui gestione è stata affidata al comune di Angolo Terme. Il suo territorio è suddiviso in cinque aree: la collina del Monticolo (alla cui base si trova il masso inciso dei “Corni freschi”, datato attorno al 2500 a.C.), la collina del Castellino (con fortificazioni di età storica e tracce di insediamenti dall’età preistorica all’età romana), la collina delle Luine (la zona di maggior interesse archeologico con le sue numerose incisioni rupestri), la collina delle Sorline (pure con presenze archeologiche, ma caratterizzata soprattutto da una vegetazione tipica della macchia mediterranea) e la conca del lago Moro.
D’estate il lago è affollato da gitanti. Vi si possono praticare il nuoto, la pesca, escursioni in barca (non a motore) e pedalò. Poiché le sue acque sono relativamente fredde (rispetto ad esempio a quelle del vicino lago d’Iseo), il bagno generalmente è possibile solo dall’ultima settimana di giugno fino alla prima settimana di settembre o anche per periodi più brevi. Il lago ha comunque la pessima fama di essere altamente pericoloso per chi vi si avventura a nuoto. Le sue rive scoscese e il colore scuro delle acque, uniti alla mancanza di un servizio di soccorso organizzato, rendono difficili gli interventi di salvataggio: chiunque sparisse in quelle acque, per un malore o per altri motivi, sarebbe difficilmente localizzato e tratto in salvo, anche se i soccorsi si attivassero immediatamente. Inoltre la temperatura mediamente bassa dell’acqua facilita crampi e congestioni. Ciononostante (pur in mancanza di dati ufficiali) non risultano annegamenti in numero particolarmente rilevante. Anche nelle altre stagioni, inverno compreso, sono molti i turisti che vi si recano per ammirare la silente bellezza del paesaggio in un clima di serena distensione.
Oltre agli aspetti naturalistici, va ricordata l’importanza storica ed etnologica della zona, particolarmente ricca di testimonianze archeologiche e paleoiconografiche (incisioni rupestri di epoca preistorica e cristiana, reperti dell’età del bronzo).

Leggende
Varie sono le leggende (le bòte, leggende locali camune, approdate alle stampe grazie a don Lino Ertani) sorte intorno al lago. La più famosa parla di una culla che nelle notti di luna piena apparirebbe in mezzo alle acque del lago.

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