Leggenda del Lago di Iseo

La leggenda narra che molti secoli fa sulla sponda bergamasca del lago d’Iseo sorgeva un piccolo paese in cui gli abitanti erano arroganti, litigiosi ed egoisti. In questo villaggio c’era una graziosa chiesetta con un bel campanile in pietra grigia. Ma indifferente al richiamo di un così pregevole tempietto, la gente in quei luoghi aveva ben altro da pensare, tutta presa dai propri interessi, e  non si recava mai in chiesa, né per le funzioni, né per alcun altro motivo. Il parroco non sapeva più cosa fare,  e passava le notti in preghiera, perché il Signore, o un suo angelo, gli indicasse il da fare. Il Padreterno si decise così di mandargli un consiglio, per bocca di un angelo splendente che gli disse: “forse i tuoi parrocchiani, tutti presi dalle incombenze quotidiane, non riescono a sentire il suono troppo debole di quella minuscola compagna, issata là su in alto dentro il campanile, e il suo invito alla preghiera viene per questo disatteso. Tu costruirai un’altra campana più grande e dalla voce più squillante e forse la tua gente tornerà a frequentare le funzioni”.

L’angelo scomparve lasciando pensieroso il prete, che chiese aiuto ad alcuni fabbri del paese. I fabbri gli negarono il soccorso limitandosi a donargli una gran quantità di metallo di scarto che secondo loro, poteva prestarsi per la fusione. Il religioso passò la notte in preghiera implorando il Padreterno che gli mandasse ancora l’angelo in aiuto ed, in effetti, la sua fede fu premiata: “non preoccuparti sant’uomo, tu costruirai la miglior campana della pianura e delle valli poste qui a corona. Tieni, ricordati solamente di buttare dentro la fornace, insieme al bronzo, questa pisside d’argento, che assicurerà un suon pulito e cristallino. Vedrai che il popolo tornerà volentieri in chiesa e, se così non fosse, vorrà allora affermare che si sarà meritato il tremendo castigo che il Signore tiene in servo per lui”.

In fondo, così maldestro come si sentiva nell’arte di fonditore di campane, non era da escludere che fosse colpa sua un nuovo eventuale fallimento. Ma fu tutto inutile, perché l’angelo era scomparso e al sacerdote non rimase dunque che mettersi al lavoro. Anche questa volta provò e riprovò con una testardaggine tale, che alla fine – si era ormai alla vigilia della festa dei morti- trasse dalla fornace una gran bella campana, la quale, percossa, emise un suono davvero angelico, presto diffuso per il piano e incanalato lungo la bocca delle diverse valli confluenti sul lago. Ringraziando il Signore, il vecchio riuscì ad issare il suo capolavoro sul campanile in pietra grigia e, fregandosi le mani, già pregustava il miracoloso effetto che l’indomani, alla chiamata della prima messa la splendida campana avrebbe procurato con il suo richiamo in eludibile. Ma all’alba del giorno seguente la campana continuò a suonare invano.

Da troppo tempo quella gente aveva smesso di ascoltare la campana, sebbene incuriosita dall’armonia davvero eccezionale, non riusciva a far altro che sostare un attimo, gustare il concerto lontano, e riprendere indifferente le occupazioni di sempre. Il santo prete non sapeva più che fare e più le ore passavano, più si disperava per quella minaccia di castigo fatta dall’angelo. Consumò tutte le poche forze che il vecchio corpo malandato gli avevano conservato per tirare ininterrottamente il canapo della campana per ore ed ore, dall’alba al tramonto. Invano. All’imbrunire ogni energia divenne meno. Cadde esausto e spirò, mentre il signore, per premiarlo di una vita esemplare, gli inviò lo stesso angelo degli altri due incontri, che lo incontrano, che lo prese fra le braccia e lo portò direttamente in cielo.

Ma il suono cristallino e penetrante della campana, protrattosi per tutto il giorno, aveva compromesso irrimediabilmente la stabilità dell’enorme costone di roccia sovrastante il paese e, durante la notte, quando un colpo di vento più forte squillò causò l’irreparabile. Un rombo acuto ed un boato svegliarono i paesani, mentre una frana di dimensioni gigantesche trascinò nella corsa l’intero villaggio.

Al loro posto l’acqua del lago correva in direzione opposta. Sono passati molti secoli da allora  eppure può capitare  che nel silenzio all’imbrunire, salga dal lago un tintinnio lento e lontano. Purtroppo i pescatori ed i barcaioli sanno che, quando la voce argentina della campana sommersa si fa risentire, una disgrazia sta per capitare. Sono ormai molti anni, fortunatamente, che la campana tace, ed oggi, nei giorni sereni, quando il cielo tocco, le tonalità più azzurre in gara con le acque del lago, dalla sponda di una qualsiasi barchetta s’intravede giù in fondo, sotto il riflesso dell’onda celestina, la punta grigia di un campanile.